Un’Universita’ normale in un territorio che di normale ha ben poco, in cui il 40% dei laureati emigra in cerca di un lavoro e dove i rapporti con la Regione sono complicati.
Domani il passaggio di consegne al neo rettore Fabrizio Micari, cosi’ Roberto Lagalla – a chiusura del settennato – ne approfitta per stilare un bilancio del suo operato al vertice dell’Ateneo palermitano.
“Abbiamo cercato di fare di Palermo un’Universita’ internazionale, normale, in un territorio che purtroppo normale non riesce a essere e che ha certamente condizionato e continuera’ a condizionare, fino a cambiamenti auspicabili, il livello di rendimento complessivo degli atenei della Sicilia – premette Lagalla, nel corso di una conferenza stampa allo Steri -. La Regione copre il 36,9% del fabbisogno di borse di studio e non ha varato minimamente una legge sul diritto allo studio, che in Sicilia viene di fatto negato. Questo condiziona molto la fidelizzazione dello studente al sistema universitario siciliano”.
Al tempo stesso, precisa Lagalla, “non posso tacere il tema drammatico della disoccupazione e della desertificazione della realta’ d’impresa, che scoraggia i giovani e alimenta l’emigrazione intellettuale che induce una desertificazione effettiva e potenziale dei nostri territori”.
“Ho pero’ la consapevolezza di come i nostri laureati, che per il 39% migrano da Palermo per lavoro in altre realta’, nazionali e internazionali, riescano ad affermarsi altrove – sottolinea il rettore uscente -. E’ una chiara dimostrazione di efficacia dell’attivita’ formativa dell’Universita’ di Palermo e di tutte le altre Universita’ del Sud”.
Lagalla snocciola alcuni dati e assicura che dall’1 novembre 2008 a oggi “tante cose sono state fatte: la spending review l’abbiamo iniziata prima di quella nazionale; e’ stato operato il risanamento del bilancio attraverso la riduzione dei corsi di studio, da 179 a 124; sono sicuro che il mio successore procedera’ a un’ulteriore razionalizzazione”.
“Abbiamo fatto di piu’ con meno in questi anni – spiega -. Siamo passati da una realta’ di 2199 docenti a 1612 al 28 febbraio 2015, anche grazie all’abbassamento dell’eta’ pensionabile. E’ calata l’eta’ media e abbiamo introdotto ricercatori, nei limiti consentiti dal turnover: l’eta’ media dei docenti era di 52,1 anni, oggi e’ di 50,6″.
E ancora, spiegando di aver firmato proprio ieri “un bando per l’immissione di 60-70 docenti associati”, racconta che il 25% dei 168 dottorati “proviene dall’estero, un dato uguale alla media nazionale, circa il 25%”. Con gli studenti “il rapporto e’ stato sempre piu’ che buono, tranne che con alcune frange antagoniste, ma con le stesse abbiamo trovato una posizione dialogica: mai avuto per esempio scioperi locali, ma nazionali”.
Una cosa che si rimprovera Lagalla e’ “non essere riuscito a potenziare la residenzialita’ universitaria”. Rapporti troppo ‘morbidi’ con la Regione? Lagalla non ci sta: “Il linguaggio delle istituzioni non puo’ essere il linguaggio della strada, ne’ quello ovviamente della protesta senza se e senza ma. Abbiamo attivato tutti quei canali istituzionali che devono segnalare alla Regione e agli assessorati tutto cio’ che non funziona”.
Domani ultimo giorno da rettore, da lunedi’ un ritorno al passato, mentre il futuro prossimo potrebbe essere (di nuovo) la politica.
“Premesso che mi diverte il fatto che, dall’elezione del capo del condominio a quella del presidente della Regione, viene tirato in ballo il mio nome, e questo sotto certi aspetti mi puo’ lusingare, io mi ritengo un uomo fortunato per quanto fatto fino a questo momento. Tornero’ a fare il professore universitario, il direttore del Dipartimento di Radiologia, gia’ a partire da lunedi’. Se e quando ricorreranno le condizioni per ripetere e reiterare il mio impegno civile, fatto di serieta’ e di proposta, non mi tirero’ indietro. Ma – assicura – non sono qui ad anelare ”.
Nel 2017 Palermo tornera’ al voto per il sindaco, Lagalla non esclude nulla: “Chissa’, solo Dio lo sa, certamente so cosa saro’ lunedi’, ovvero professore”.