Un proverbio dice che :”Dio non poteva essere dappertutto e per questo creò le madri”. Ognuno di noi ha la sua, con caratteristiche e caratteri diversi, ma tutte accomunate dal grande miracolo che è il dono della vita. Viviamo prima dentro di loro, poi accanto, tanti giorni scanditi da abbracci, sorrisi, pianti, rimproveri, tutti giustificati dall’amore materno.
Poi arriva un vento gelido a separarci, imprevisto, e ci ritroviamo soli, smarriti, traditi e abbandonati. E tutto ciò che avremmo potuto dirci rimane in sospeso, in un cassetto o nel nostro cuore, a pungerci come una scheggia di vetro appuntita. Forse è per questo che una donna americana,Heater McManamy di 35 anni, sapendo di dover lasciare presto la sua bambina per un tumore, ha scritto 40 lettere, una sorta di guida sperando che possano aiutarla a crescere, per poterle essere vicina nei momenti più duri.
Molti hanno giudicato il suo un atto d’amore, altri di egoismo. Perché non riusciamo noi a fregare il tempo, la malattia, la morte? Perché non usiamo tutto il coraggio che occorre per chiedere, dissipare i nostri dubbi ed avere le risposte prima che sia troppo tardi e farlo non serve piu? Cosa penserà quella bambina quando le leggerà? Riusciranno a parlarle di Lei , saranno un modo per non spegnere la sua voce perché è la prima cosa di Lei che si dimenticherà?
Con gli anni le rimarrà un buco nel cuore con cui dovrà imparare a convivere, cercherà di conoscerla di più attraverso le parole di coloro che l’hanno frequentata e magari scoprirà che Lei non era la persona che credeva, prenderà i suoi libri dal comodino per leggerli, per sapere i suoi gusti, guarderà nell’armadio quei vestiti che non ha mai avuto la voglia di donare e in maniera sfocata vedrà la sua immagine, troverà le sue ricette di cucina e anche se odia cucinare, si cimenterà tra mestoli e fornelli per potere un giorno dire a qualcuno: “L’ho imparato dalla mia mamma”.
Accennando alla sua mancanza con le sue amiche, si sarà anche sentita dire: “Ma sei fortunata, ti ha risparmiato le critiche alle tue scelte, doverla accudire, curarla per qualche femore rotto, sarebbe sempre stata una palla al piede”. Si stupirà di pensare che a lei quella generosità non interessa ma che i suoi figli non la conosceranno,che non la troverà più addormentata sulla panchina in giardino con in mano i fiori che amava tanto curare.
Pensandolo la rabbia invade l’anima, perché non c’è una vita di riserva per non commettere gli stessi errori? Forse ne faremmo degli altri magari meno grandi e definitivi. A noi piace pensare che quelle lettere diventeranno il ricordo più bello e generoso mai ricevuto e nei momenti difficili Brianna, così si chiama la bambina,le prenderà per leggerle e trovare attraverso le sue parole la forza per andare avanti senza di Lei.